Nutri l'allegria

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OTTO

GIORNO DELLA MEMORIA


Sono nato in una piccola fabbrica della Germania e ancora oggi ricordo quanto pungevano gli aghi usati per cucirmi. La prima cosa che vidi con i miei occhi di vetro fu una donna. Mi sollevò, disse: – Ma guardatelo, non è carino? Mi avvolse in una carta velina e mi chiuse in una scatola. Un bel giorno sentii delle voci, poi un fruscio, un rumore di carta strappata, e all’improvviso ecco la luce! Davanti a me apparve il viso meravigliato di un bambino. Più tardi venni a sapere che si chiamava Davide, e che io ero il suo regalo di compleanno. Davide e il suo migliore amico, Oscar, abitavano vicini. Furono loro due a chiamarmi Otto. Eravamo inseparabili, e ogni giorno inventavamo nuovi giochi. Una volta decidemmo che dovevo imparare a scrivere, ma le mie zampe maldestre non andavano d’accordo con inchiostro e pennino. Il risultato fu una macchia che non andò più via. Finché arrivò il giorno in cui Davide dovette portare una stella gialla con la scritta «ebreo». Tutti dovevano vedere che lui era diverso. Pochi giorni dopo, uomini in uniforme e con cappotti di pelle salirono le scale a passi pesanti: venivano a prendere Davide e i suoi genitori. – Otto, tu rimani qua con Oscar – disse Davide salutandomi tristemente. Lo vedemmo salire su un furgone e lo portarono via insieme a tanta gente con la stella sul petto. Adesso io e Oscar eravamo soli. Un giorno anche il papà di Oscar dovette partire per la guerra. Poi cominciarono i bombardamenti aerei. Un giorno ci fu un’esplosione più forte delle altre. Io volai in aria e svenni. Mi risvegliai su una montagna di macerie. Fui sollevato da terra. In quel preciso istante sentii uno sparo e un dolore acuto al petto. Anche il soldato che mi aveva raccolto era stato colpito, e due infermieri ci portarono all’ospedale. Il soldato si chiamava Charlie. Mi teneva sempre con sé e raccontava a tutti: – Vedete questo orsetto? Mi ha salvato la vita. Ha deviato la pallottola che doveva uccidermi! Finita la guerra, Charlie tornò in America e mi regalò a sua figlia Jasmine. Durante una passeggiata caddi nelle mani di una banda di ragazzacci. Mezzo cieco, sciupato e pieno di strappi, finii in un bidone dell’immondizia. Mi trovò una vecchia signora che frugava nella spazzatura. Lei mi vendette a un rigattiere, che mi lavò, mi ricucì e mi sistemò in vetrina. Ma nessuno mi notava. Una sera di molti anni dopo un anziano turista rimase a bocca aperta davanti alla vetrina. Con gli occhi spalancati sussurrò emozionato: – Otto! – ed entrò di corsa nel negozio. Era Oscar. Raccontò al rigattiere come ci eravamo conosciuti e mi comprò. Nella camera d’albergo di Oscar, una sera squillò il telefono. Lo sentii dire: – Davide, non è possibile! Sì, sì, veniamo! E poco dopo eravamo tutti e tre insieme a festeggiare il nostro incontro. Ora niente doveva più dividerci!
 T. Ungerer, Otto



 






                     






IL GIARDINO DEI GIUSTI

                               GIORNO DELLA MEMORIA 



                  IL GIARDINO DEI GIUSTI



Dopo la seconda guerra mondiale , con il termine “Giusti “ sono indicate le persone non ebree che hanno messo a rischio la propria vita per salvare anche un solo ebreo, aiutandolo a fuggire dalla Shoah.


Il primo “Giardino dei Giusti” nasce a Gerusalemme. Un ebreo salvato dalla deportazione, ebbe l’idea di piantare un albero in onore di ogni “ Giusto tra le nazioni” . Nella tradizione ebraica, infatti, c’è la pratica di piantare un albero per ricordare per sempre una persona cara



Chi sono i “Giusti tra le nazioni”?

Sono i non-ebrei che hanno compiuto azioni a rischio della propria vita e senza alcun interesse personale per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista della Shoah.